L’aglio è un vero e proprio cibo-medicina noto ovunque per le sue molteplici proprietà benefiche.
L’aglio è una Liliacea originaria sembra dall’Asia centrale, ma a causa della sua coltivazione estremamente diffusa considerata quasi ubiquitaria, fu coltivata fin dalla più remota antichità per i tantissimi usi gastronomici nonché per le sue svariate proprietà terapeutiche.
Un po’ di storia dell’aglio
Si racconta che gli operai egizi mangiassero l’aglio come alimento per dare energia e vitalità al corpo durante gli smisurati sforzi che dovevano sostenere nella costruzione delle famose piramidi. E nella Bibbia l’aglio è citato fra i beni più preziosi che gli Ebrei dovettero lasciare in Egitto dopo l’esodo verso la Terra Promessa. L’aglio era molto stimato anche dai Greci e dai Romani e tutti i medici dell’antichità ne esaltavano le virtù. Il medico greco Galeno (II sec.) lo considerava un rimedio veramente efficace e i contadini lo adoperavano in caso di epidemie.
Anche nei secoli scorsi l’aglio fu spesso utile per affrontare una svariata quantità di malattie, fra le quali vanno menzionate la peste e il colera. Forse per la sua enorme “forza” terapeutica, attorno all’aglio sono fiorite nel tempo numerose leggende e superstizioni: ad esempio, nel Medioevo si credeva che una treccia d’aglio, appesa in casa, tenesse lontane le streghe e gli spiriti maligni.
Note botaniche e colturali
L’aglio (Allium sativum) è un’erbacea perenne dal bulbo sotterraneo suddiviso in bulbetti detti abitualmente spicchi. L’alto fusto porta fino a metà lunghe foglie lineari e termina con fiori biancastri o verdognoli, riuniti in un’ombrella che, prima della fioritura, si presenta avvolta in una brattea. L’altezza della pianta si aggira sui 60-80 cm o poco più.
Questa Liliacea non esiste allo stato spontaneo, ma è da sempre coltivata negli orti familiari e su scala industriale in tutta Italia per il notevole consumo che se ne fa in cucina.
Il ciclo di coltivazione dell’aglio dura, iniziando la coltura in autunno, otto-nove mesi mentre, partendo da fine febbraio, si riduce a quattro-cinque mesi.
L’aglio non teme la siccità e si adatta a tutti i tipi di terreno, anche se prospera meglio in quelli sciolti e senza ristagni d’acqua. Essendo una pianta sensibile alla salinità del suolo, si devono in ogni modo evitare i terreni oltremisura salini.
Normalmente, è consigliabile piantare l’aglio per due anni successivi nella stessa aiuola o di metterlo a dimora in terreni nei quali in precedenza si siano coltivate piante della sua stessa famiglia (cipolla, porro, scalogno).
I bulbi (o “teste”) serbati per l’alimentazione si raccolgono in estate: si lasciano in genere seccare per qualche giorno sul campo, prima di privarli delle tuniche esterne, delle foglie e delle radici. L’aglio si mantiene appeso a trecce o in cassette di legno, in un luogo buio, asciutto e aerato.
I bulbi da adoperarsi per la semina dell’anno seguente devono essere suddivisi in spicchi e conservati in ambiente umido a circa 7°C per favorirne il germoglio.
Allo stato spontaneo è possibile trovare l’aglio orsino (Allium ursinum) le cui foglie, dal forte odore pungente, sono usate come cibo, mescolate fresche nelle insalate: in questo modo è possibile fare una cura depurativa, particolarmente valida contro le eruzioni cutanee.
Proprietà terapeutiche e usi dell’aglio
Fra le numerose proprietà di questa pianta, prenderemo in esame quelle che la fitoterapia moderna considera tuttora valide ed efficaci.
L’aglio è un importante battericida: il suo bulbo contiene un glucoside solforato il cui principio attivo, l’allicina (o aliina), possiede proprietà antisettiche. L’allicina è una sostanza volatile che agisce a distanza: per questo motivo i medici del Medioevo, proprio per evitare il contagio, usavano spesso una maschera protettiva imbottita d’aglio. Il succo fresco dell’aglio è però più efficace dell’essenza isolata e contrasta lo sviluppo di molti germi patogeni.
L’aglio consente di ridurre la viscosità del sangue e i valori ematocritici e svolge anche un’ottima azione ipotensiva e vasodilatatoria: per queste sue proprietà è considerato molto vantaggioso nella prevenzione e nel trattamento dell’arteriosclerosi. È inoltre un valido “farmaco” in grado di diminuire il livello del colesterolo e della glicemia, di prevenire il cancro e di svolgere un’azione antiputrida e batteriostatica intestinale.
Si suggerisce pertanto di consumarlo spesso, meglio se tutti i giorni, soprattutto crudo nelle varie insalate. Non si deve però esagerare, ma tener sempre presente che questa bulbosa presenta delle effetti collaterali per chi soffre di bassa pressione, di malesseri gastrici ed epatici e per le donne che allattano.
Per una terapia efficace lo si può assumere, naturalmente sotto controllo del medico, in forma di estratto secco nebulizzato per almeno trenta giorni.