L’altea è una piante appartenente alla famiglia delle malvacee che presenta foglie alterne ovato-lobate e fiori ascellari di colore bianco.
Le foglie, i fiori e soprattutto la radice dell’altea hanno un uso farmacologico piuttosto variegato, soprattutto di protezione delle mucose. La raccolta della radice avviene in autunno da piante di due anni di età che viene tagliata in bastoncini di max 20 cm, decorticata e seccata a 40 °C.
Origini e storia
Durante tutto il periodo del Medioevo, negli orti degli antichi monasteri, insieme a molte altre piante medicinali non mancava mai l’altea, una malvacea dai bei fiori bianchi o rosa chiaro, provvista di eccellenti virtù medicamentose.
I medici dell’antichità fecero questa pianta spesso oggetto di grandi lodi; e addirittura il grande naturalista latino Plinio il Vecchio (I sec.) riferisce proprio dell’altea, ossia “della qualità a foglia grande e radici bianche”, omettendo le altre malve selvatiche.
Questa pianta è arrivata in Europa dalle steppe asiatiche molto prima dell’era cristiana ed è perciò nota da tempi antichissimi; ha proprietà assomiglianti a quelle della malva, forse anche un tantino superiori, se si esamina l’origine del suo nome che proviene dal greco althein e vuol dire, per l’appunto, guarire.
I contadini la denominavano anche “bismalva” (cioè due volte malva) proprio per l’enorme efficacia dei suoi principi attivi.
Col passare dei decenni e dei secoli, sfuggita alle coltivazioni tipicamente monastiche, la pianta s’è naturalizzata nei boschi e nelle campagne, in spazi semiumidi e, in modo particolare, lungo le rive dei canali di pianura.
Allo stato spontaneo l’altea è diffusa in tutta Italia (sebbene ma più diffusamente al nord) fin verso gli 800 metri.
Oggi essa è nuovamente coltivata per l’utilizzo dei suoi principi attivi, più di ogni altra cosa le mucillagini, che sono racchiuse in tutta la pianta e, particolaremente, nelle radici (fino al 30 %).
Nei giardini è oggetto di coltivazione per ornamento anche una specie di altea dai nomi volgari di “rosa marina”, “malvone” o “malva rosa”: è l’Althaea rosea, oriunda dell’Europa sud-orientale, con fiori grandi alquanto colorati, alta talora più di due metri. La radice e le foglie della malva rosa non sono usate a scopi medicinali, mentre i fiori possono prendere il posto di quelli dell’altea per bagni emollienti.
Note botaniche
L’altea (Althaea officinalis) è una pianta erbacea perenne che presenta un colore di tonalità verde-cenerina a causa della lanugine di cui è ricoperta. Possiede diversi fusti cilindrici poco ramificati, alti fino ad un metro e mezzo, che si stagliano da un ceppo dotato di grosse radici. Le foglie, dal picciolo alquanto corto, sono di guisa più o meno triangolare, grandi, lanuginose, dentate o divise in 3-5 lobi, increspate come un ventaglio. I fiori, peduncolati (cioè forniti di piccoli gambi), sono disposti in numero di uno-tre all’ascella delle foglie superiori ed hanno la corolla con cinque petali a cuore e numerosi stami.
Proprietà terapeutiche e usi dell’altea
Dell’altea, a scopi terapeutici, si utilizzano i fiori, le foglie (fresche o essiccate) e le radici. I primi si raccolgono alla loro apertura, nei mesi di luglio-agosto; le seconde prima della fioritura (mese di giugno), recidendole insieme al picciolo; le radici, infine, vanno raccolte durante i mesi invernali, cercando di recuperarle alla profondità di almeno mezzo metro.
Per quel che riguarda le radici, giova ricordare che la parte medicinale è costituita dalla polpa (color bianco-panna) e perciò, fra quelle del fascio estirpato, si adopereranno solo le più grosse e regolari.
Potranno essere essiccate nel seguente modo: dopo averle ripulite dalle radichette laterali e dalla terra (meglio sarebbe pulirle dalla corteccia) e averle tagliate a pezzetti, si metteranno in forno a una temperatura non superiore ai 50°C, ovvero su vassoi, adagiati per qualche giorno sopra ai termosifoni; si dovranno però vigilare di continuo per evitare che si formino muffe. Inoltre, per difenderle il più possibile dall’umidità, potranno essere conservate in sacchetti di carta.
La fama dell’altea, proprio grazie al suo altissimo contenuto di mucillagini, è correlata particolarmente all’azione emolliente e protettiva sui tessuti dell’organismo, sia interni sia esterni; la pianta perciò è d’ausilio nella risoluzione di molte infiammazioni della gola, delle vie respiratorie e dell’apparato digerente, promuovendo altresì l’evacuazione intestinale ed effettuando un’azione decongestionante delle pareti infiammate.
L’altea entra nella preparazione di molti sciroppi contro la tosse e il catarro, solitamente associata alla liquirizia.
Non avendo alcuna controindicazione (proprio come la malva), non ha nemmeno problemi di dosaggio.
Per uso interno si usa prevalentemente la radice dell’altea (o in alternativa le foglie e i fiori): l’infuso, preparato a freddo (20 g di radice lasciata a bagno per dodici ore), deve essere bevuto 2- 3 volte al giorno, appena scaldato e addolcito con miele. E’ indicato in modo particolare dopo cena. È utile, oltre che contro la tosse, anche per combattere le infiammazioni della bocca e delle vie respiratorie e per la regolarizzazione dell’intestino.
Per uso esterno è utile invece il decotto (20 g di radice fatta bollire 10 minuti in un litro d’acqua), col quale si possono fare gargarismi in bocca e in gola ovvero applicare compresse inzuppate sulla pelle infiammata.
Tutte le parti essiccate dell’altea, infuse nell’acqua di pediluvi o di bagni, realizzano una funzione decongestionante e lenitiva.
Molti contadini hanno conservato l’uso di dare un pezzo di radice secca d’altea da masticare ai bambini che hanno le gengive infiammate a causa della crescita dei primi dentini. In ogni caso, sgranocchiare la radice fresca di questa preziosa malvacea è senz’altro molto utile in caso di infiammazioni del cavo orale, come pure contro le scottature del palato e della gola.