Prevenire e curare le anemie con il cibo

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In questo articolo vedremo come prevenire e curare le anemie con il cibo, di modo che la malattia ematica, che colpisce cioè il sangue, possa essere combattuta con successo.
Quando di parla di anemie, occorre puntualizzare subito che i bimbi e le mamme in maternità sono i soggetti più esposti alla patologia, sebbene, sovente, l’anemia è scatenata da un’alimentazione poco corretta e povera di sostanze nutritive.
Questo è un equivoco alquanto diffuso pure tra i vegan e i vegetariani in genere.
E’ proprio intervenendo sull’alimentazione che è possibile prevenire e curare le anemie.

Il ruolo basilare svolto dal sangue

Il sangue è emblema di forza vitale, è il liquido basilare della nostra vita.
A conferma di ciò, è sufficiente riflettere sui molteplici compiti che esso assolve, in virtù dei quali siamo esseri viventi.
Essenziale è, in primo luogo, la funzione della respirazione: il sangue ha il grande compito di trasportare l’ossigeno ai tessuti mediante i globuli rossi, portando via dai tessuti stessi l’anidride carbonica.
Esso inoltre fornisce nutrimento alle cellule facendo propagare tutte le sostanze nutritive assimilate dalla mucosa dell’intestino, asporta dai tessuti i prodotti di rifiuto del ricambio metabolico smistandoli agli organi preposti a eliminarli quali i reni, la pelle, i polmoni e l’intestino, depurando quindi l’intero corpo.

Per di più, il sangue:

  • esegue una funzione di interconnessione chimica mediante gli ormoni che fungono da messaggeri e sono indirizzati agli organi obiettivo;
  • svolge un compito di protezione mediante i globuli bianchi e alcune proteine del plasma, le gammaglobuline, che possiedono un ruolo indispensabile nelle reazioni di barriera e immunitarie;
  • preserva l’equilibrio idrico-salino dell’organismo;
  • mantiene la temperatura corporea costante in tutto il fisico;
  • regola il pH dei tessuti grazie ai composti che racchiude;
  • svolge un ruolo regolatore della pressione arteriosa mediante le alterazioni della sua dimensione.

Pertanto, dunque, il sangue rimuove i composti tossici e trasporta cibo e ossigeno alle cellule.

Il circolo ematico

Ma il sangue non entra apertamente in contatto con esse, alle cellule arriva mediante i capillari ovvero, meglio ancora, le cellule sono in contatto con il fluido interstiziale che è un prodotto di essudazione del sangue.
La quantità in eccesso di questo fluido è drenato dalla linfa.
Dunque il sangue forma, con il fluido interstiziale e la linfa, l’habitat in cui vivono le cellule.
È singolare considerare che, quantunque i costituenti del sangue si rinnovino di continuo, la sua composizione resti rigidamente inalterata.
Si tratta di un fatto di estrema rilevanza che garantisce l’omeostasi, una forma di equilibrio vitale che consente la vita.
Ma da che cosa è composto il sangue? In esso troviamo una porzione liquida, il c.d. plasma, e una porzione in forma di corpuscoli, le cellule che si classificano in globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Il ruolo essenziale dei globuli rossi è il trasferimento di ossigeno dai polmoni ai diversi tessuti corporei e il trasporto di anidride carbonica nella direzione opposta, ambedue questi compiti sono svolti da una particolare proteina: l’emoglobina, che è racchiusa nei globuli rossi che lega il ferro.

I differenti tipi di anemia

Il vocabolo anemia ha origine dal greco anaimia, che significa “assenza di sangue”.
Si tratta di una situazione patologica che si contraddistingue per la riduzione della quantità di globuli rossi e/o riduzione del contenuto in emoglobina (Hb).
La sintomatologia causata dall’anemia costituisce la risposta di compensazione dell’organismo, e particolarmente dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, alla penuria di ossigeno delle cellule.
Una anemia tenue può sovente essere latente, si lamenta un po’ di affaticamento e una data stanchezza dopo l’esercizio fisico, uno sfumato affanno del respiro unitamente a palpitazione, collericità e isterismo.
Un’anemia considerevole, viceversa, produce sintomi pure a riposo, notevole estenuazione, cardiopalmo (incremento della cadenza del battito cardiaco), suscettibilità al freddo, emicrania, vertigini, ronzii, eccitabilità, indolenza.
Bisogna essere consapevoli che è possibile curare le anemie con il cibo.

Il ruolo del ferro nel metabolismo

Il ferro è un componente determinante per la vita, è un componente dell’emoglobina e rende possibile la fissazione dell’ossigeno da parte del sangue nei polmoni.
Il nostro corpo racchiude pressappoco 3,5-5 g di ferro, la maggior parte del quale è ubicato nei globuli rossi, più esattamente nell’emoglobina, altro ferro è compreso nella mioglobina, la proteina dei tessuti muscolari e in differenti enzimi.
Altre modeste quantità sono nel fegato e nella milza dove il ferro è fissato a una proteina, la ferritina.
Nel sangue in circolazione, questo metallo è viceversa trasportato dalla transferrina.

La quantità ottimale quotidiana

Abitualmente, un adulto assume approssimativamente 1 mg di ferro al giorno; le esigenze sono maggiori nel bimbo per via dello sviluppo e nella donna, la quale dissipa una dose di ferro con il flusso mestruale.
Il succo gastrico facilita l’assorbimento del ferro che è regolamentato dalla dose di ferritina presente nel sangue, dal momento che il metallo si lega alla transferrina che poi lo smista agli organi ematopoietici (i quali producono le cellule sanguigne).
L’insufficienza di ferro può presentarsi pure in difetto di anemia acclarata.
Invero, in caso di insufficienza, l’organismo trae il ferro innanzitutto dai depositi (ferritina), dopo dalla proteina che lo smista (transferrina), da ultimo dagli enzimi che lo racchiudono e solo quando questi prelievi risultano insufficienti, l’organismo fa estinguere il ferro per la sintesi di emoglobina ingenerando i sintomi caratteristici dell’anemia sideropenica.
In questi casi, gli esami di laboratorio diventano essenziali per una maggior cognizione dei meccanismi dell’anemia.
Pure l’osservazione dei globuli rossi in circolazione può essere d’ausilio per accertare il tipo di anemia corrente.
Globuli rossi di modeste dimensioni e di colorazione pallida certificano una deficienza di produzione che può discendere da assenza di ferro; laddove globuli rossi di grandi dimensioni segnalano una lacuna nella sintesi di DNA conseguenza prevalentemente di insufficienza di vitamina B12 ovvero di folati.

La carenza di ferro

L’anemia da insufficienza di ferro (anemia sideropenica) si individua per la diminuzione della quantità dei globuli rossi che diventano di modeste dimensione e di colorazione smorta.
Vi è depauperamento dei depositi di ferro nell’organismo, di conseguenza una riduzione della ferritina e un incremento della transferrina in quanto il ferro dei depositi si mobilita in direzione del sangue, e una diminuzione del ferro nel sangue (sideremia).
L’anemia da carenza di ferro può compiersi per ragioni differenti:

  • poca presenza di ferro nell’alimentazione;
  • flusso mestruale abbondante;
  • imperfetta assimilazione di ferro in seguito a interventi chirurgici (ablazione dello stomaco o di parte di esso);
  • malassorbimento del primo tratto dell’intestino tenue.

L’anemia è una condizione notevolmente consueta in gestazione.

I sintomi dell’anemia

II primo stadio di insufficienza è contrassegnato dalla diminuzione del contenuto di ferro, i depositi dell’organismo vengono oltremisura impoveriti, intanto che l’emoglobina e il ferro plasmatico restano nella normalità.
Man mano che i depositi si impoveriscono, si osserva un graduale incremento nell’assorbimento del ferro dietetico e nella concentrazione della transferrina.
Nel momento in cui i depositi organici di ferro sono finalmente esauriti, il grado plasmatico della transferrina s’incrementa, e la sideremia si abbassa comportando una graduale diminuzione del ferro usufruibile per la costituzione dei globuli rossi.
In un secondo momento, i globuli rossi divengono piccoli e pallidi (microcitosi e ipocromia), da ultimo si manifestano i tipici sintomi ed i segni dell’insufficienza tessutale.
Nell’insufficienza di ferro permanente l’individuo può avere voglia di divorare terra, vernici o ghiaccio.
Segni di anemia notevolmente protratta sono le spaccature sulla superficie della lingua e agli angoli della bocca (glossite e cheilosi).

I sintomi più diffusi dell’anemia da mancanza di ferro sono:

  • pallidezza;
  • estenuazione;
  • fragilità generale;
  • ipotensione;
  • abulia;
  • scarsa resistenza al freddo;
  • fragilità delle unghie;
  • caduta dei capelli;
  • brusio auricolare;
  • vertigini;
  • svenimenti;
  • palpitazioni;
  • difficoltà di concentrazione;
  • prurito;
  • perdita di coscienza.
Anemia

Curare le anemie con il cibo

Prevenire e curare le anemie con il cibo in modo efficiente è possibile.
Un’alimentazione corretta deve garantire all’organismo un’adeguata dose di ferro e tutti i fattori che consentono la sua assimilazione.
Gli spinaci, la verdura ricca di ferro per antonomasia, mettono in risalto il ruolo considerevole svolto dalla clorofilla nell’alimentazione.
In realtà tutte le verdure e gli ortaggi di colore verde scuro racchiudono ferro in buona quantità e sono in grado di provvedere all’organismo questo pregiato composto.
La clorofilla può essere ritenuta il “sangue delle piante”, la sua molecola è singolarmente alquanto somigliante a quella dell’emoglobina, con l’unica discordanza di racchiudere magnesio al posto del ferro.
Per una caratteristica forma di trasmutazione, nel nostro corpo, il magnesio si converte in ferro e “fa sangue”.

Curare le anemie con il cibo: Il mito della carne rossa

A dispetto del luogo comune che vede nel consumi di carne la risoluzione alle deficienze di ferro, non tutte le volte la carne rossa facilita il superamento della fase anemica.
E, come noto, un’alimentazione ricca di proteine animali in aggiunta ad acidificare il sangue può causare altri inconvenienti.
Al contrario, la clorofilla apporta forza, vitalità, energia, calore; tutti elementi vitali per il soggetto anemico.
Dunque occorre includere nella dieta vegetali verdi quali spinaci, bietole, coste, broccoli verdi, carote, cipolle, lenticchie, fagioli, ceci e legumi in generale, cereali integrali e tra la frutta ciliegie e more (quando è tempo), datteri, prugne secche, uva passa, mandorle, fichi secchi e cocco.
La vitamina C rende migliore l’assorbimento di ferro, dunque può essere conveniente assumere un po’ di limone ovvero di rosa canina.
Le alghe sono un condensato di minerali, e racchiudono clorofilla e ferro.
Anch’esse sono in grado di essere un validissimo aiuto per la risolvere o curare le anemie.
Pure l’ortica, una pianta a torto ignorata, oltre ad essere ottima in gastronomia e famosa per le sue virtù terapeutiche, è un perfetto metodo per curare le anemie.

Curare le anemie con il cibo: Anemia da insufficienza di vitamina B12

La vitamina B12 è essenziale per una naturale sintesi del DNA, per la creazione dei globuli rossi e per l’integrità delle guaine mieliniche dei nervi.
Questa vitamina è reperibile nella carne e in altri alimenti di origine animale, ma anche nei cibi fermentati. In ogni caso, una sana flora batterica dell’intestino è in grado di sintetizzarla in funzione delle necessità.
La vitamina B12 è oltre a ciò presente in tracce nelle alghe, specialmente le nori (l’alga più popolare del pianeta e anche la più consumata in alimentazione), nel lievito di birra, nei semi di girasole e nel tempeh (un alimento fermentato ricavato dai semi di soia gialla, molto popolare in Indonesia e in altre nazioni del sud-est asiatico).
Pure il lievito di birra in scaglie è un forte aiutante nell’integrazione alimentare di vitamine del gruppo B, per di più insaporisce assai bene zuppe e pietanze, eccellente pure per i fanciulli, si può adoperare al posto del formaggio grana (specialmente per gli intolleranti ai latticini), associato ai cereali o alle verdure.
Una sola avvertenza: non deve essere mangiato a dismisura da chi soffre di gonfiore intestinale.
In ogni caso l’assorbimento di vitamina B12 richiede l’esistenza di una sostanza secreta dalla mucosa dello stomaco, il cosiddetto fattore intrinseco che è necessario per il trasporto della vitamina lungo la mucosa dell’intestino.
Quando il fattore intrinseco è presente e l’alimentazione equilibrata, la B12 si deposita nel fegato in quantità adeguata a sostenere il fabbisogno fisiologico di una persona per tre-cinque anni.

Anemie

I vegetariani rischiano di più

La causa più consueta dell’anemia da carenza di vitamina B12 è una forma caratteristica di gastrite per cui non viene secreto il fattore intrinseco e perciò la vitamina non può essere assorbita dagli alimenti.
Pure una dieta rigorosamente vegetariana o vegana (che esclude qualsiasi nutrimento di origine animale) non ben formulata può condurre a carenze di questa vitamina.
Questo tipo di anemia si manifesta in modo insidioso e crescente nel momento in cui i considerevoli depositi epatici vengono esauriti.
Un bruciore alla lingua (glossite) può essere un sintomo prematuro, oltre a ciò possono essere presenti manifestazioni a carico del sistema gastrointestinale, tra cui ricordiamo: inappetenza, stipsi alternata a diarrea e manifestazione dolorosa addominale diffusa.
Per di più vi può essere un coinvolgimento dei nervi periferici (nevrite) fino ad un possibile deterioramento midollare con calo della sensibilità, debolezza nell’eseguire anche i movimenti più piccoli, insofferenza al rumore e alla luce.
Quindi, il vegetariano stretto, che non consuma nessun cibo di provenienza animale (vegan) dovrebbe aver considerazione di aggiungere alla propria dieta cibi ricchi di vitamina B12 e conservare in buono stato la flora dell’intestino, avendo cura di mangiare in maniera costante cereali integrali al fine di prevenire e curare le anemie.

Vegetariano si, ma con raziocinio

Vegetariano non è di per sé sinonimo di salute.
Chi decide di cancellare dalla propria alimentazione la carne o più in generale qualsivoglia nutrimento di origine animale per convincimento o unicamente per stare meglio, necessita di una esatta informazione per non correre il rischio di generare carenze.
Nel breve periodo si sta indubbiamente meglio quando si modifica il proprio regime alimentare, ma nel tempo, una dieta vegetariana ovvero vegan, troppo povera dei nutrienti essenziali, può far ammalare tanto quanto un regime alimentare troppo abbondante.

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