La sindrome di Wolff-Parkinson-White

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La sindrome di Wolff-Parkinson-White è una patologia moderatamente comune imputabile a momenti di aumento della frequenza del battito cardiaco (tachicardia).
Si tratta di una patologia connaturata, cioè presente fin dalla nascita, in cui si evidenziano connessioni elettriche inconsuete fra le camere cardiache superiori e quelle inferiori.
La prima valutazione si realizza di regola in età non avanzata tramite elettrocardiogramma, generalmente in soggetti che non presentano sintomi nei casi di controlli eseguiti per motivi diversi quali, ad esempio, una visita medico-sportiva.
I casi acuti di norma non costituiscono una minaccia per la vita, ma possono essere motivo di insorgenza di complicanze.
Il trattamento farmacologico ha come obiettivo l’anticipazione e il blocco delle crisi, ma è solo con un’operazione chirurgica di ablazione che è possibile cercare di raggiungere una ripresa di tipo risolutivo.

Cause della sindrome di Wolff-Parkinson-White

Nel momento in cui il muscolo cardiaco batte, le pareti muscolari si contraggono per permettere il flusso del sangue in tutto il corpo.
La fase successiva consente al cuore di riempirsi di sangue.
Siffatta perenne successione di contrazione-rilassamento è scandita da una serie di impulsi elettrici che danno origine alla c.d. contrazione.
Nel caso della sindrome di Wolff-Parkinson-White è presente sul muscolo cardiaco una connessione irregolare, in eccedenza, che permette ai segnali elettrici di eludere il tragitto giusto formando una sorta di corto circuito.
La connessione si sviluppa nel corso della gravidanza, per cui il soggetto già alla nascita è di fatto leso dalla sindrome (che è di conseguenza indicata come connaturata).
La sindrome di Wolff-Parkinson-White si manifesta sovente in unione a ulteriori irregolarità strutturali del muscolo cardiaco o a patologie cardiache sottostanti.
L’anomalia cardiaca più solitamente associata alla sindrome di Wolff-Parkinson-White è l’anomalia di Ebstein, che affligge la valvola che permette al sangue di scorrere dall’atrio destro al ventricolo destro (tricuspide), ma sono conosciute anche associazioni con ulteriori sindromi congenite.
Le cause dell’insorgenza della sindrome di Wolff-Parkinson-White non sono purtroppo tuttora chiare.

Sintomi

Sebbene taluni soggetti siano asintomatici (non presentano cioè disturbi particolari), il sintomo determinante della sindrome di Wolff-Parkinson-White è la tachicardia sopraventricolare, una tipologia di acceleramento della pulsazione cardiaca che ha inizio a livello delle camere cardiache superiori (atri).
L’ammalato sviluppa in modo inaspettato casi di accelerazione delle pulsazioni, della durata racchiusa fra pochi secondi a qualche ora, accompagnati da:

  • tachicardie (sgradevoli sensazioni del proprio battito, che può sembrare assillante o privo di regolarità);
  • sensazione di testa leggera o vertigini;
  • respiro corto;
  • fitte al petto;
  • incremento della sudorazione;
  • senso di angoscia;
  • fatica nell’esercizio di attività fisica;
  • svenimento.

Generalmente, i sintomi aggiuntivi sono più comuni nei soggetti di età più avanzata.
La ciclicità con cui si presentano varia da individuo a individuo, da svariati passaggi al giorno a limitate crisi all’anno e si manifestano in modo sostanzialmente imponderabile, sebbene tra i fattori scatenanti (in grado cioè di indurne la manifestazione) si trovino attività fisica esasperata, consumo di bevande alcoliche e assunzione di caffeina.

Complicazioni della sindrome di Wolff-Parkinson-White

La diagnosi della sindrome di Wolff-Parkinson-White raramente pone in pericolo l’ammalato a concreti rischi di salute.
Trattandosi tuttavia di una diagnosi cardiaca è normale che essa possa causare angoscia e inquietudine.
Essa può divenire una minaccia per la vita nel momento in cui si associa a un’irregolarità alquanto più nociva come la fibrillazione atriale.

Quando rivolgersi al medico

E’ necessario interpellare un medico in caso di acceleramento accidentale della pulsazione cardiaca, laddove è consigliabile dirigersi subito al Pronto Soccorso in caso di:

  • tachicardia che non passa entro pochi minuti;
  • fitte al petto di durata superiore ai 15 minuti, eventualmente accompagnate da dolore a braccia, schiena, mascella, o da sensazione di sofferenza, sudorazione e agitazione (indisposizioni che possono indicare infarto miocardico);
  • svenimento e difficoltà a riprendere conoscenza.

Diagnosi

La diagnosi della sindrome di Wolff-Parkinson-White si effettua tramite elettrocardiogramma (ECG), in genere effettuato da un cardiologo.
L’elettrocardiogramma è uno strumento diagnostico che permette di rilevare non solo il battito del muscolo cardiaco, ma pure l’attività elettrica determinata da ogni battito.
La sindrome di Wolff-Parkinson-White si associa alla generazione di un modello irregolare.
In taluni soggetti potrebbe essere fondamentale servirsi di un elettrocardiogramma portatile, in grado cioè di rilevare senza interruzioni per 24 ore o essere acceso nel corso dello sviluppo di un episodio, così da offrire allo specialista una traccia osservata nel momento della percezione dei sintomi.

Trattamento della sindrome di Wolff-Parkinson-White

Il trattamento della sindrome di Wolff-Parkinson-White ha un doppio intento:

  • impedire l’insorgenza di episodi di tachicardia;
  • curare l’aumento della pulsazione nel momento in cui essa si manifesta.

Per limitare la frequenza della manifestazione di nuovi casi è possibile evitare fattori conosciuti che possono attivare la tachicardia, quali:

  • l’assunzione di bevande alcoliche;
  • l’effettuazione di attività fisica in quantità oltremodo esasperata;
  • ingerire quotidianamente amiodarone, un medicinale antiaritmico.

In alternativa il cardiologo può consigliare di sottoporsi a una apposita procedura chirurgica, l’ablazione, che può guarire il paziente in modo definitivo per la quasi totalità dei casi.
Ciò in quanto essa è specificamente finalizzata alla distruzione della connessione elettrica colpevole dell’insorgenza del corto circuito.
Trattandosi di un intervento difficile, esso si associa purtroppo a un pericolo di esito letale, seppure statisticamente inferiore a un caso su 1000.

Trattamento di un singolo episodio

Se in molte persone la tachicardia ha un decorso circoscritto nel tempo e per questo non esige nessun trattamento, in altri casi può essere doveroso darsi da fare proattivamente e possibilmente agire con:

  • manovra di stimolazione vagale, ad esempio tramite la manovra di Valsava, che permette di provocare una diminuzione del battito tramite una specifica stimolazione del sistema nervoso a livello del nervo vago. Questa manovra risulta tanto più incisiva quanto più è tempestiva in relazione alla comparsa della crisi;
  • medicinali, solitamente mediante una puntura di adenosina o di verapamil eseguita in nosocomio;
  • cardioversione, un metodo che sfrutta la corrente elettrica per somministrare uno shock governato al muscolo cardiaco in grado di ricostituire un battito regolare.

I tre criteri sono in generalmente tentati in successione (il primo può essere provato in autonomia dal soggetto affetto da sindrome di Wolff-Parkinson-White, previa direttiva medica).

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