L’amniocentesi è un test diagnostico che implica il prelievo con una siringa di una piccola quantità di liquido amniotico.
Di solito si effettua tra la quindicesima e la diciannovesima settimana, ma il periodo preferibile è costituito dalle tre settimane centrali del periodo indicato.
Scopo dell’amniocentesi
L’amniocentesi serve ai fini dell’individuazione di eventuali anomalie e problemi del feto.
Mediante l’effettuazione di questo esame possono essere rilevate:
- malattie e sindromi riferite al codice genetico mediante l’analisi del DNA (sindrome di Down, fibrosi cistica, sindrome di Turner, sordità e via discorrendo);
- malattie come ad esempio la spina bifida e la toxoplasmosi attraverso l’analisi chimico-microbiologica della combinazione del liquido amniotico.
E’ di tanto in tanto utilizzata per determinare la paternità del nascituro.
Modalità di esecuzione dell’amniocentesi
Per potere espletare l’amniocentesi occorre inizialmente effettuare un’ecografia per determinare la posizione del feto e determinarne l’età esatta, la sede della placenta e la quantità di liquido amniotico.
In seguito si inserisce l’ago che deve arrivare al sacco amniotico, passando attraverso la parete addominale della madre, schivando scrupolosamente il feto.
L’ago ha una punta aguzza e viene collegato ad una siringa che tira via circa 20 ml di liquido amniotico che viene conservato in provette adatte per l’esame biochimico.
Questo tipo di esame di solito non richiede anestesia, se non in casi di smisurata ansia a carico della madre, e dura all’incirca una ventina di minuti.
Quando eseguire l’amniocentesi
E’ raccomandabile effettuare l’amniocentesi nei seguenti casi:
- in presenza di deformità osservabile per mezzo di un’ecografia;
- quando il rischio per la trisomia 21 misurato con altri test è superiore ad 1 su 250;
- quando l’età della donna supera i 38 anni, per aumentato pericolo di sviluppo di anomalie genetiche;
e in generale ogni qualvolta si presuma un’anormalità genetica o un’infezione in corso pericolosa per la sopravvivenza del nascituro.
Rischi
Le complicanze più abituali dell’amniocentesi sono l’aborto (da 1 su 100 a 1 su 500, in relazione al centro diagnostico) e la rottura del sacco amniotico.
La possibilità di amniotite (infezione del liquido amniotico dovuto al trasporto di batteri attraverso l’ago che, giocoforza, prima di arrivare in sede deve percorrere sedi non sterili come la cute) è citata relativamente di frequente in letteratura.
La complicanza più pericolosa resta ciononostante la rottura delle membrane.
Questa ha come conseguenza al 30% un aborto ed è in ogni modo causa di ulteriori complicazioni.
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