La cicoria selvatica è una pianta erbacea spontanea appartenente alla famiglia delle Asteraceae, impiegata nell’alimentazione umana fin dall’antichità.
Pianta spontanea dalle origini antiche, la cicoria selvatica ha accompagnato la storia dell’uomo come preziosa fonte di cibo e rimedi naturali.
Oggi sta vivendo una riscoperta, grazie all’interesse crescente per i prodotti selvatici locali.
Con il suo caratteristico sapore amarognolo, la cicoria selvatica arricchisce insalate, zuppe e piatti tradizionali.
Scopriamo le caratteristiche, il valore nutrizionale e la storia di questo vegetale selvatico dalle proprietà benefiche, con consigli per raccoglierla e degustarla al meglio.
Caratteristiche della cicoria selvatica
Dal punto di vista botanico, la cicoria selvatica appartiene alla vasta famiglia delle Asteraceae o Composite.
È una pianta erbacea perenne con fusto eretto alto fino a 1 metro. Le foglie sono profondamente incise, con un caratteristico profilo frastagliato.
I fiori, di colore blu intenso, sbocciano solitari all’apice del fusto tra maggio e ottobre. Il frutto è un achenio con pappo.
La pianta è spontanea nell’Europa centro-meridionale, Nord Africa e Asia occidentale, prediligendo prati, bordi stradali e terreni incolti.
Varietà di cicoria selvatica
Esistono diverse varietà di cicoria selvatica, che differiscono per morfologia fogliare e fioritura. Le principali sono:
- Cicoria a foglie frastagliate: la più diffusa, con tipiche foglie profondamente dentate.
- Cicoria a foglie intere: come il nome suggerisce, presenta foglie ovali non frastagliate.
- Cicoria a cespo: forma compatte rosette basali di foglie larghe.
- Cicoria ascalonica: originaria di Palestina, ha foglie carnose e dentate.
Ogni varietà si distingue per forma, dimensione delle foglie e sfumature di sapore.
Valore nutrizionale
La cicoria selvatica racchiude sali di potassio, di ferro, un glucoside amaro, lipidi, protidi, glucidi, vitamine B, C, P, K, aminoacidi, inulina (le radici).
Tutta la pianta racchiude pure un lattice bianco decisamente amaro che fa parte dei molteplici principi attivi posseduti dalla pianta.
Grazie a questi suoi elementi, questa verdura è un ottimo corroborante, amaro-digestivo, remineralizzante, antianemico, disintossicante, diuretico, coleretico (in quanto è in grado di favorire l’aumento della secrezione biliare) e appena appena lassativo.
Sia le foglie sia le radici vengono impiegate per curare l’anoressia, l’astenia, l’anemia, le insufficienze biliari e del fegato, l’atonia gastrica, la gotta, l’artrite ecc.
Per uso esterno, la cicoria selvatica è adoperata per combattere la follicolite e gli ascessi.
Le foglie si raccolgono prima dello sboccio e si fanno asciugare in luoghi aerati; le radici si raccolgono viceversa in autunno, si dividono in più parti e si mettono ad asciugare al sole.
E’ consigliabile inoltre consumare spesso le foglie della cicoria selvatica – particolarmente amare e non più commestibili dopo l’efflorescenza – sotto forma di cibo, sia crude in insalata, sia bollite per profittare del loro contenuto in minerali e vitamine e ottenerne un brillante effetto disintossicante.
Pure le radici, cotte e condite al modo delle carote, svolgono una considerevole azione terapeutica.
Storia e tradizioni
Consumata fin dai tempi degli antichi Egizi, Greci e Romani, nel Medioevo la cicoria selvatica era coltivata nei giardini dei monasteri ed usata come rimedio naturale.
Compare in ricettari rinascimentali, come pietanza povera ma nutriente.
Tradizionalmente le giovani foglie primaverili venivano lessate e condite con olio, aceto e pepe.
Le radici tostate si usavano come surrogato del caffè. Oggi è riscoperta nella cucina creativa.
Raccolta e preparazione della cicoria selvatica
La cicoria selvatica va raccolta da marzo a maggio, quando le foglie sono ancora tenere.
Bisogna scegliere esemplari lontani da fonti d’inquinamento, controllare che non siano state irrorate con pesticidi e lavarle accuratamente.
Può essere consumata sia cruda in insalata sia cotta. Ottima lessata, al vapore o trifolata.
Si abbina a legumi, riso, pasta, carne e formaggi.
Le radici tostate si prestano per decotti dalle proprietà digestive.
Un efficace decotto depurativo si prepara con 30 g di foglie meglio fresche per ogni litro d’acqua: se ne prende una ciotola prima dei pasti.
Un infuso, utilissimo nei malanni dell’intestino, si ottiene versando in mezzo litro d’acqua caldissima 10 g di radici di cicoria selvatica e una cucchiaiata di fiori di borragine; dopo 5-6 minuti si può accorpare un po’ di miele e sorseggiare a tazze.
Il decotto per contrastare la stipsi e l’inappetenza dei bambini, per purificare il fegato e fungere da stimolo alla secrezione biliare, si prepara con circa 20 g di radici fresche per ogni litro d’acqua; si fa lessare per 5 minuti e si tiene in macerazione per 15; se ne beve una ciotola prima dei pasti più importanti.
Benefici per la salute
Grazie alle vitamine, minerali e sostanze bioattive, la cicoria selvatica apporta diversi benefici per la salute, tra cui:
- Stimolare la diuresi e contrastare ritenzione idrica;
- Favorire la digestione e regolarità intestinale;
- Contribuire al buon funzionamento di fegato e reni;
- Aiutare a ridurre colesterolo e glicemia;
- Sostenere il sistema immunitario.
Rischi e precauzioni
La cicoria va raccolta con attenzione per non scambiarla con piante velenose simili come la cicuta.
Può causare allergie in soggetti sensibili. Evitare l’uso in gravidanza, allattamento e patologie renali.
Meglio non eccedere nelle quantità per via della sua azione leggermente lassativa.
Conclusioni
La cicoria selvatica è una risorsa spontanea dalle radici antiche, ideale per un’alimentazione genuina e benefica per l’organismo.
Riscoprire e valorizzare questo tesoro dei nostri territori significa riconnettersi con la natura e le tradizioni locali.
Usiamo però cautela nella raccolta e nel consumo per godere appieno delle sue molteplici proprietà nutritive e salutari.
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