PFAS: Le sostanze perfluoroalchiliche e le preoccupazioni per la salute

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Le sostanze perfluoroalchiliche, comunemente indicate come PFAS (PerFluorinated Alkylated Substances), sono sostanze ampiamente presenti nella nostra vita quotidiana, trovandosi in padelle antiaderenti, contenitori alimentari, acqua di rubinetto e tessuti impermeabili. Sono rinomate per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, oltre a essere resistenti alle alte temperature. Tuttavia, un nuovo studio ha sollevato preoccupazioni riguardo alla loro diffusione nell’ambiente e agli effetti sulla salute umana, spingendo la necessità di limitare l’esposizione a queste sostanze.

Proprietà e utilizzi delle PFAS

Le PFAS hanno raggiunto una vasta diffusione grazie alle loro straordinarie proprietà chimiche. Queste sostanze, ottenute da una reazione chimica tra carbonio e fluoro, combinano resistenza alle alte temperature e traspirabilità con la capacità di respingere acqua e olio. Queste caratteristiche le hanno rese ampiamente utilizzate nell’industria manifatturiera per prodotti come padelle antiaderenti, abbigliamento impermeabile e imballaggi alimentari. Ad esempio, il teflon, ampiamente noto per la sua funzione antiaderente, è un prodotto che fa largo uso delle PFAS.

Il nuovo studio: Preoccupazioni per la salute

Un recente studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters ha suscitato allarmi riguardo alla sicurezza delle PFAS per la salute umana. I ricercatori hanno esaminato 42 imballaggi alimentari utilizzati per il fast food in Canada, tra cui involucri per panini e contenitori per insalate. Quando i campioni sono stati analizzati di nuovo due anni dopo, conservati in un sacchetto sigillato al buio a temperatura ambiente, è stato osservato un notevole cambiamento nella composizione di PFAS. La concentrazione totale di queste sostanze era diminuita fino all’85%, un fenomeno che non avrebbe dovuto verificarsi con le PFAS tradizionali a catena lunga.

Sono stati scoperti nuovi tipi di PFAS, detti polimerici, utilizzati come alternative a quelli a catena lunga, ritenuti più stabili e sicuri. Tuttavia, sembra che questi polimeri si scompongano nel tempo in molecole più piccole, potenzialmente tossiche, che possono diffondersi nell’ambiente. Questa diffusione può durare per secoli senza degradarsi, accumulandosi sia nell’ambiente sia negli alimenti, costituendo una minaccia per la salute pubblica.

Rischi e regolamentazione

L’esposizione principale alle PFAS avviene attraverso il consumo di cibo e acqua contaminati da queste sostanze. Sebbene non vi sia motivo di allarmismo, poiché nessun singolo prodotto può esporre a livelli pericolosi di PFAS in un solo utilizzo, è importante comprendere che l’accumulo graduale di queste sostanze nel corpo nel corso del tempo può costituire un rischio. Studi scientifici, sia epidemiologici sia su animali, hanno evidenziato un aumento del colesterolo e alterazioni a livello di fegato, tiroide, sistema immunitario e riproduttivo, nonché lo sviluppo di alcuni tipi di neoplasie.

Per affrontare queste problematiche, è fondamentale che le agenzie regolatorie intervengano adeguatamente. L’Ente europeo per la sicurezza alimentare (Efsa) ha già valutato i risultati degli studi scientifici disponibili riguardo alle PFAS e ha stabilito una soglia di sicurezza per quattro delle principali sostanze PFAS che si accumulano nell’organismo. È stata definita una dose settimanale tollerabile di 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo a settimana. Questa misura mira a proteggere la popolazione dall’eccessiva esposizione a queste sostanze pericolose.

Cibi a rischio e piccoli consigli

Secondo un ricercatore, le principali fonti di esposizione a queste sostanze attraverso il cibo sono le uova e il fegato. Tuttavia, ciò non significa che bisogna evitare completamente questi alimenti. È sufficiente limitarne il consumo, soprattutto se provengono da aree ad alto impatto di PFAS. Inoltre, verdure e frutta possono assorbire queste sostanze dal terreno, ma essendo a catena corta, l’organismo umano non le accumula in modo significativo.

Per ridurre l’esposizione alle PFAS, si possono adottare alcuni accorgimenti pratici. Ad esempio, è consigliabile sostituire le pentole antiaderenti rovinate con alternative realizzate in ghisa, acciaio inox o ceramica. Inoltre, è opportuno limitare l’uso di tessuti trattati con agenti antimacchia e antiacqua o preferire quelli dichiarati privi di PFAS. Infine, è consigliabile ridurre la frequenza del consumo di cibi confezionati in imballaggi di carta, cartone o fibre vegetali, poiché questi contenitori possono rilasciare non solo PFAS, ma anche altre sostanze nocive come gli ftalati e alcuni plastificanti.

Padella antiadente Le Creuset

Padella bassa Le Creuset in alluminio antiaderente

Il nostro giudizio
5/5

La necessità di ulteriori studi sulle PFAS

Le PFAS rappresentano un vasto gruppo di oltre 4.000 sostanze chimiche con composizioni diverse. Di conseguenza, la ricerca deve continuare per identificare le varie tipologie di PFAS e i loro effetti sulla salute umana. È fondamentale individuare le priorità nella ricerca, al fine di comprendere meglio gli effetti delle diverse PFAS e di sviluppare misure di sicurezza più adeguate.

Conclusioni

Le PFAS, o sostanze perfluoroalchiliche, sono presenti in molti oggetti di uso quotidiano grazie alle loro proprietà uniche. Tuttavia, la loro diffusione nell’ambiente e la potenziale tossicità hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla salute umana. Limitare l’esposizione a queste sostanze è fondamentale per proteggere la nostra salute. Gli organismi regolatori devono continuare a monitorare e regolamentare l’uso delle PFAS, mentre la ricerca deve indagare ulteriormente sugli effetti di queste sostanze sulla salute e sull’ambiente. Con piccoli accorgimenti e una maggiore consapevolezza, possiamo contribuire a mitigare i rischi associati alle PFAS e garantire un futuro più sicuro per tutti.

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