Un aborto spontaneo viene definito come aborto incompleto se si è iniziata la fase emorragica e la cervice si è dilatata. Inoltre l’utero non espelle completamente feto e placenta e alcune parti di tessuto restano all’interno.
La maggior parte delle volte, un aborto spontaneo che è un aborto incompleto al momento della diagnosi, fa il suo corso senza alcuna necessità di intervento.
Talvolta, però, l’organismo ha difficoltà a espellere il tessuto dalla gravidanza e l’aborto spontaneo rimane incompleto fino a quando la donna si rivolge al medico.
Una diagnosi di aborto incompleto non coincide con quella relativa a un mancato aborto spontaneo.
Non è quindi una gravidanza non vitale in cui il feto ha cessato di svilupparsi ma la cervice rimane chiusa e l’emorragia non si manifesta.
Sintomi
I principali sintomi di aborto incompleto sono costituiti dal sanguinamento e dai crampi.
Una donna che sperimenta questi sintomi dovrebbe consultare immediatamente un medico.
Il medico determinerà se l’emorragia e i crampi sono causa di aborto spontaneo o di qualche altro fattore.
Se il medico formula la diagnosi di aborto spontaneo, la donna può scegliere se sottoporsi al raschiamento.
In alternativa, si potrà attendere che l’aborto spontaneo si completi in modo naturale.
Con riferimento a questa seconda opzione, le donne che preferiscono evitare il raschiamento devono sapere che nel 90% dei casi, un aborto incompleto fa il suo corso in modo naturale.
A volte, tuttavia, il tessuto rimane nell’utero senza essere espulso.
Se il sanguinamento e i crampi dovessero continuare per più di due settimane, è probabile che l’espulsione non si sia completata.
Ciò può costituire rischio di infezione se non si provvede in modo adeguato.
Talvolta, anche la procedura di raschiamento può non essere efficace non riuscendosi a rimuovere tutto il tessuto dall’utero.
In questi casi, di conseguenza, la procedura deve essere ripetuta.
Ecco dunque che le donne che sperimentano sanguinamento e crampi per più di due settimane in seguito al raschiamento dovrebbero continuare a essere seguite dal proprio ginecologo per determinare se deve rendersi necessario un ulteriore raschiamento.
Trattamento
Per le donne che non hanno espulso completamente il tessuto della gravidanza dopo più di due settimane dalla diagnosi di aborto spontaneo, il trattamento abituale è costituito dal raschiamento.
Alcuni medici prescrivono un farmaco (misoprostolo) per rendere più facile l’espulsione del materiale senza chirurgia.
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