L’aborto spontaneo può essere definito come la perdita spontanea del feto prima della 20° settimana di gravidanza.
Cause di aborto spontaneo
La maggior parte dei casi di aborto spontaneo è causata da problemi cromosomici che rendono impossibile lo sviluppo del feto.
Di solito, questi problemi non sono correlati ai geni della madre o a quelli del padre.
Altre possibili cause di aborto spontaneo possono essere individuate in:
- droga e alcolismo;
- esposizione a tossine ambientali;
- problemi ormonali;
- infezioni;
- obesità;
- problemi fisici relativi agli organi riproduttivi materni;
- problemi relativi alle risposte immunitarie del corpo;
- malattie sistemiche gravi della madre (ad esempio il diabete);
- fumo.
Si stima che circa la metà di tutti gli ovuli fecondati muoiono e e si perdono spontaneamente di solito prima che la donna sappia di essere incinta.
Tra le donne che sanno di essere in stato di gravidanza, il tasso di aborto spontaneo è di circa 15-20%.
La maggior parte degli aborti si manifesta durante le prime 7 settimane di gravidanza.
Il tasso di aborto spontaneo crolla dopo che si rileva il battito cardiaco del nascituro .
Il rischio di aborto spontaneo è più alto nelle donne:
- avanti negli anni, con rischio maggiore a partire dai 30 anni, incremento tra 35 e 40, e picco dopo i 40 anni;
- che hanno avuto aborti spontanei precedenti.
Sintomi
La sintomatologia dell’aborto spontaneo consta prevalentemente di:
- mal di schiena localizzato alla base della schiena stessa e/o dolore addominale che è sordo, acuto, o che si manifesta con crampi;
- tessuto della gravidanza e/o materiale di coagulo espulso attraverso la vagina;
- sanguinamento vaginale, con o senza crampi addominali.
Diagnosi di aborto spontaneo
Nel corso di un esame pelvico, il ginecologo osserva lo stato del collo dell’utero eseguendo inoltre un’ecografia addominale o vaginale per verificare lo sviluppo del feto, il battito cardiaco e il flusso emorragico.
Possono inoltre essere prescritte alcune analisi del sangue, in particolare:
- gruppo sanguigno (se si possiede il fattore Rh-negativo, è necessario un trattamento con immunoglobuline Rh);
- esame emocromocitometrico completo per determinare quanto sangue si è perduto;
- beta-HCG plasmatica per confermare la gravidanza;
- beta-HCG quantitativa;
- leucociti per escludere un’infezione.
Trattamento
Quando si verifica un aborto spontaneo, il tessuto della gravidanza espulso attraverso la vagina deve essere esaminato per determinare se si tratta di una placenta normale o una mola idatiforme.
E’ pure importante accertarsi se eventuali parti di tessuto rimangono nell’utero.
Se il tessuto della gravidanza non si espelle, la donna deve essere posta sotto controllo medico per un tempo pari a 2 settimane.
La chirurgia (raschiamento) o i farmaci (misoprostolo) possono rendersi necessari per rimuovere il contenuto rimanente dal grembo materno.
Dopo il trattamento, la donna riprende di solito il suo normale ciclo mestruale entro 4 – 6 settimane.
Qualsiasi sanguinamento vaginale inoltre deve essere attentamente monitorato.
Spesso è possibile ottenere una nuova gravidanza immediatamente.
Tuttavia, si concorda nel raccomandare alle donne di attendere un normale ciclo mestruale prima di tentare di rimanere nuovamente incinte.
Complicazioni
Nel caso in cui la placenta o il feto dovessero rimanerere nell’utero dopo l’aborto spontaneo, potrebbe insorgere il c.d. “aborto settico“.
I sintomi dell’infezione includono febbre, emorragia vaginale continua, crampi, e perdite vaginali maleodoranti.
Le infezioni possono assumere profili di particolare gravità e richiedere attenzione medica immediata.
Nonostante l’eventualità di manifestazione di un aborto settico, le complicazioni di un aborto spontaneo completo sono rare.
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