Allergia ai gatti

Home » News » Allergia ai gatti

L’allergia ai gatti è una reazione immunitaria anomala agli allergeni prodotti dai felini domestici.
Si stima che circa il 10-15% della popolazione generale sia allergico ai gatti.
I sintomi possono variare da lievi a gravi e includono manifestazioni a carico di naso, occhi, vie respiratorie e cute.
Scopriamo nel dettaglio le cause, i fattori di rischio, i sintomi, la diagnosi e i trattamenti disponibili per gestire questa diffusa forma di allergia agli animali domestici.

Cause dell’allergia ai gatti

L’allergia ai gatti, come le altre forme di allergia, è causata da una reazione immunitaria aberrante verso sostanze estranee all’organismo, chiamate allergeni.
Nel caso specifico, gli allergeni responsabili sono principalmente proteine presenti nella saliva, nelle secrezioni cutanee e nel pelo del gatto.
I principali allergeni felini sono:

  • Fel d 1: lipoproteina secreta dalle ghiandole sebacee della pelle, saliva e lacrime. Si trova in tutti i gatti ed è l’allergene più diffuso.
  • Fel d 2: lipoproteina prodotta principalmente nella saliva.
  • Fel d 3: proteina presente nel siero, pelle e saliva.
  • Fel d 4: lipocalina presente nella saliva.

Queste proteine vengono rilasciate dal gatto nell’ambiente e si depositano su mobili, tessuti, abbigliamento.
Quando una persona predisposta vi entra in contatto, il sistema immunitario scambia erroneamente tali proteine per elementi nocivi e produce una risposta di difesa eccessiva, liberando istamina e altre sostanze responsabili dei sintomi allergici.
Non tutti i gatti producono la stessa quantità di allergeni.
I maschi non castrati e le femmine che allattano tendono a produrne di più.
Anche la razza conta: i gatti di razza siamese e le razze a pelo corto ne producono generalmente meno.

Fattori di rischio

Alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppare un’allergia ai gatti:

  • Predisposizione genetica: la propensione alle allergie ha una base ereditaria. Se i genitori sono allergici, il rischio per i figli aumenta.
  • Esposizione precoce: entrare in contatto con gli allergeni dei gatti durante l’infanzia può favorire la sensibilizzazione.
  • Convivenza con più gatti: la quantità di allergeni presenti in casa è proporzionale al numero di gatti. Più ce ne sono, maggiore è l’esposizione.
  • Scarsa igiene domestica: la mancata rimozione frequente di peli e la scarsa pulizia favoriscono l’accumulo di allergeni.
  • Fumo di sigaretta: irrita le vie respiratorie, peggiorando i sintomi allergici.

Sintomi dell’allergia ai gatti

I sintomi dell’allergia ai gatti possono comparire rapidamente o nel giro di ore dopo l’esposizione all’allergene e interessano diversi distretti dell’organismo:

  • Occhi: arrossamento, prurito, lacrimazione abbondante.
  • Naso: starnuti frequenti, rinorrea acquosa, congestione nasale, prurito al naso e al palato.
  • Vie respiratorie: tosse secca, respiro sibilante, sensazione di costrizione toracica, difficoltà respiratorie. L’asma è una possibile complicanza.
  • Cute: pomfi, arrossamenti, lesioni eczematose e pruriginose a contatto con il pelo del gatto.
  • Apparato gastrointestinale: dolori addominali, nausea, vomito e diarrea sono meno comuni.

In rari casi possono verificarsi reazioni sistemiche gravi come lo shock anafilattico, con rischio di vita.
I sintomi compaiono di solito entro i primi 2 anni di vita del gatto e tendono a peggiorare con il passare del tempo se si continua la convivenza con l’animale.

Diagnosi dell’allergia ai gatti

Per confermare il sospetto di allergia ai gatti, il medico effettua:

  • Anamnesi: valuta la presenza di sintomi dopo l’esposizione al gatto e la loro associazione temporale.
  • Test cutanei allergometrici: gocce di estratti allergenici in soluzione vengono applicate sull’avambraccio. La comparsa di pomfi e arrossamenti in corrispondenza degli allergeni felini conferma la diagnosi.
  • Dosaggio IgE specifico: gli esami del sangue rilevano la presenza di immunoglobuline E specifiche contro gli allergeni del gatto.
  • Prove di esposizione: l’esposizione controllata dell’allergene può confermare la comparsa dei sintomi.
  • Biopsia cutanea: può essere eseguita per valutare l’infiammazione dei tessuti.

Una volta confermata la diagnosi, è importante capire se si tratta di una forma lieve o grave di allergia per impostare la terapia più adeguata.

Trattamento

Esistono varie opzioni per gestire l’allergia felina:

  • Evitare l’esposizione: la soluzione più drastica ma efficace è rinunciare a convivere con il gatto, affidandolo magari a un’altra famiglia.
  • Terapia farmacologica:
    • Antistaminici: bloccano gli effetti dell’histamina, alleviando sintomi come prurito, starnuti e lacrimazione.
    • Decongestionanti nasali: riducono la congestione e il prurito al naso.
    • Cortisonici per via inalatoria: prevengono e controllano i sintomi bronchiali.
    • Immunoterapia specifica: inoculazioni sottocutanee graduali dell’estratto dell’allergene, per disattivare la risposta immunitaria anomala.
  • Ridurre l’esposizione: se non si vuole rinunciare al gatto, si può limitare il contatto:
    • Tenere il gatto fuori dalla camera da letto.
    • Lavare frequentemente tessuti e accessori.
    • Utilizzare aspiratori con filtri HEPA.
    • Fare bagni frequenti al gatto per rimuovere allergeni.
  • Gatti ipoallergenici: esistono razze che producono meno allergeni, come il siberiano e il russo a pelo lungo.

Nei casi più gravi che non rispondono alle terapie, l’allontanamento definitivo del gatto rimane l’unica soluzione.
La prognosi dell’allergia ai gatti è favorevole con una gestione precoce e adeguata.
L’immunoterapia specifica è particolarmente efficace nel ridurre i sintomi a lungo termine e può evitare l’allontanamento dell’animale domestico.

Se ti è piaciuto questo articolo, non dimenticare di condividerlo sui tuoi canali social e di lasciare un commento qui sotto!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *