Il morbo di Paget

Morbo di Paget

Il morbo di Paget è una malattia cronica dello scheletro, denominata anche osteite deformante, contraddistinta da un rimodellamento patologico a carico del tessuto osseo che ne determina l’ingrossamento e l’indebolimento.

Morbo di PagetI normali processi fisiologici che consentono la formazione e l’assorbimento dell’osso vengono modificati patologicamente dal morbo di Paget, il quale determina una neoformazione di tessuto osseo inadeguatamente calcificato, specialmente lungo il margine periferico di isole di tessuto relativamente normale.

Cause

Le cause del morbo di Paget, purtroppo, ancora al giorno d’oggi sono sconosciute. C’è da dire comunque che è stata osservata una predisposizione genetica ed alcuni ipotesi considerano l’intervento di un virus (paramyxovirus).

Sintomi

Le ossa di solito interessate sono quelle del cranio, della schiena e degli arti inferiori, a volte con manifestazioni dolorose profonde e intense. L’ ingrossato volume delle ossa affette può causare l’ingrandimento e la deformazione del cranio con conseguente compressione di nervi e comparsa di sintomatologia che comprende vertigine e riduzione dell’udito. Si possono anche riscontrare difficoltà di locomozione. Le ossa più delicate e molli tendono a incurvarsi o a fratturarsi con maggiore facilità.

Diagnosi del morbo di Paget

La diagnosi del morbo di Paget si effettua mediante l’esecuzione di test radiografici che pongono in risalto l’eccessiva crescita del tessuto osseo e le modificazioni strutturali della densità e della forma delle ossa. Con un’analisi del sangue, inoltre, si può definire l’eventuale aumento dei livelli di fosfatasi alcalina, un enzima coinvolto nella rigenerazione delle cellule ossee. Una scintigrafia ossea è d’ausilio per identificare i distretti affetti.

Trattamento

Il trattamento del morbo di Paget è indicato soltanto in caso di presenza di sintomi o di considerevoli alterazioni dei parametri chimici (incremento della fosfatasi alcalina, ipercalcemia). La terapia si fonda sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori che sono in grado di lenire il dolore (aspirina, farmaci antinfiammatori non steroidei) e di bifosfonati (etidronato, zoledronato, risedronato, neridronato), d’ausilio per impedire l’attività di riassorbimento dell’osso. L’uso della calcitonina viene oggi riservato esclusivamente ai soggetti intolleranti agli altri farmaci. L’interventi chirurgico di tipo ortopedico può rendersi necessario per liberare i nervi compressi ovvero al fine di sostituire un’articolazione danneggiata.